Per noi la riapertura dei musei ha significato una bellissima scoperta: la fotografa Margaret Bourke-White. L’abbiamo conosciuta tramite i suoi scatti esposti a Palazzo Reale, a Milano. E ce ne siamo innamorati. Te ne parliamo in questo articolo.
La vita di Margaret Bourke-White, tra primati e foto da copertina
Il titolo della mostra allestita a Palazzo Reale è “Prima, donna“. Questo perché Margaret Bourke-White non fu solo una grandissima fotografa di fame mondiale, ma anche e soprattutto perché fu la prima – nel suo campo – ad arrivare in tanti luoghi in un periodo di cambiamenti epocali per il mondo e per l’umanità.
La mostra ripercorre i momenti salienti della vita della fotografa, fornendo una panoramica dettagliata dei luoghi dove Margaret arrivò per prima a documentare eventi di risonanza internazionale.
Mostra “Prima, donna. Margaret Bourke-White” a Palazzo Reale
- Quando: fino al 29 agosto 2021
- Biglietto intero: 14 € + 2 € di prevendita (obbligatoria nel weekend)
- Sito web
Il lavoro a Fortune e l’URSS
La carriera di Margaret come fotografa inizia nel 1929, anno della Grande Depressione. Comincia a lavorare per la rivista Fortune e soltanto un anno più tardi diventa la prima fotografa occidentale a cui viene permesso di entrare in Unione Sovietica.
Tornerà in URSS per tre estati consecutive, tra il 1930 e il 1932, con lo scopo di documentare il piano quinquennale sovietico. Ma la sua fortuna non si esaurisce qui, perché Margaret riesce addirittura a scattare il primo ritratto di Stalin. Un ritratto storico, poiché fino a quel momento nessuno in Occidente sapeva come fosse fatto Stalin.
Margaret si trova in Unione Sovietica anche nel 1941, proprio nel momento in cui la Germania rompe il patto di non belligeranza e inizia l’invasione. È l’unica fotografa straniera a trovarsi a Mosca durante i bombardamenti tedeschi, che immortala in alcune foto.
Più in generale, il suo reportage fotografico sull’URSS è di inestimabile valore per comprendere meglio il funzionamento di una società ben diversa da quella americana.
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Life e le copertine che hanno fatto la storia
Bourke-White inizia a lavorare per la rivista Life di Henry Luce nel 1936, lo stesso anno in cui viene fondata. La copertina del primo numero ritrae proprio uno scatto della fotografa. La collaborazione con Life continua a fasi alterne nel corso di tutta la carriera di Margaret.
Tra i suoi lavori più importanti di questo periodo ricordiamo la documentazione dei Dust Bowl, le tempeste di sabbia che colpirono gli USA a metà degli anni ’30 del secolo scorso. In questi anni Bourke-White scatta molte fotografie per testimoniare la crisi economica e sociale provocata dalla Grande Depressione.
La Seconda Guerra Mondiale
Durante il secondo conflitto mondiale Bourke-White colleziona altri record: diventa la prima donna corrispondente di guerra e anche la prima a cui è permesso di lavorare in zone di guerra. Le sue fotografie di questi anni sono testimonianze storiche impareggiabili.
Margaret assiste alla liberazione del campo di concentramento di Buchenwald da parte delle truppe statunitensi nell’aprile del 1945. È una delle prove più difficili della sua vita professionale: per documentare l’orrore deve separare le emozioni personali dal suo lavoro di fotoreporter.
Durante la guerra segue le truppe americane in Nord Africa, in Germania e in Italia. Molti degli scatti realizzati durante la campagna italiana sono andati perduti, ma quelli giunti fino a noi sono di una potenza incredibile.
Bourke-White è anche la prima donna a volare su un aereo da bombardamento. Del resto Margaret amava volare, tanto da considerarla la sua seconda grande passione dopo la fotografia. Durante la sua carriera scatterà infatti un gran numero di spettacolari fotografie aeree.
L’India, Gandhi e la Partizione
Un altro dei più importanti servizi fotografici di Margaret è quello realizzato in India nel momento della divisione con il Pakistan. Questo momento storico è ricordato come uno dei più sanguinosi della storia indiana.
La “partizione” tra i due paesi è accompagnata dallo scoppio di violenze e di scontri, che provocano tra uno e due milioni di vittime. Bourke-White documenta le strade colme di corpi ammassati e le file interminabili di rifugiati senza un posto dove andare. È senza dubbio uno dei momenti più crudi della sua carriera di fotoreporter.
Nel 1946 Margaret ha l’onore di fotografare Gandhi mentre fila. Anzi, chiede espressamente la possibilità di ritrarlo durante questa attività: Gandhi acconsente, ma solo a patti che la donna fili con lui. Nel 1948 lo ritrae di nuovo e lo intervista proprio qualche ora prima che venga assassinato.
Il Sudafrica e l’apartheid
Agli inizi degli anni ’50, Margaret viaggia anche in Sudafrica. Il suo scopo è quello di documentare l’apartheid e di raccontarlo agli americani tramite i suoi scatti. La condizione della popolazione nera di questo paese la turba particolarmente.
Per raccontare le condizioni di vita dei minatori neri sudafricani, Bourke-White scende insieme a loro fino a 2000 piedi sotto il livello del suolo, dove non sono ammessi visitatori di alcun tipo. Un altro primato di questa artista eccezionale.
Il reportage a colori da Greenville, South Carolina
Tra i reportage fotogiornalistici degni di nota va ricordato anche il servizio a colori – sempre per Life – realizzato a Greenville, in Carolina del Sud. A metà del ‘900, gli Stati Uniti del sud stavano attraversando importanti cambiamenti sociali.
Il timore della perdita dello status quo da parte dell’uomo bianco in favore di una popolazione nera sempre più esigente in termini di diritti civili è ben rappresentato dagli scatti di Bourke-White.
L’articolo su Life, intitolato “Voices of the White South“, vince molti premi ed è acclamato dalla critica per il suo tono equilibrato in un periodo in cui il dibattito era dominato da posizioni estreme. Il reportage dà voce all’uomo bianco meridionale senza esasperare la posizione pro-integrazionista della rivista.
Il morbo di Parkinson e il periodo della malattia
I sintomi del morbo di Parkinson, che la porteranno alla morte nel 1971, si manifestano per la prima volta nel 1953. Già dopo alcuni anni la malattia costringe Bourke-White a ridurre drasticamente la sua attività fotografica e a virare sulla scrittura.
L’amico e fotografo Alfred Eisenstaedt la ritrae più volte nel corso degli anni passati a combattere contro il Parkinson. Queste foto ci restituiscono l’immagine di una donna forte e determinata. Ed è così che la ricordiamo ancora oggi.
E tu, conoscevi la storia di questa celebre fotografa? C’è uno scatto di Margaret Bourke-White che ti ha colpito in particolare? Lascia un commento qui sotto!
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