Il 2020 è stato l’anno in cui ho scoperto la meditazione. Come me, tante persone si sono avvicinate a stili di vita o pratiche mindfulness per combattere lo stress da pandemia. A distanza di dodici mesi voglio tracciare un bilancio: che cosa significa la meditazione per me e in che modo mi ha cambiato la vita.
I benefici della meditazione e altre lezioni: la mia esperienza
È passato ormai un anno da quando ho iniziato a praticare la meditazione. La parola “pratica” ha un bel suono: indica un gesto ricorrente, facile, allontana quella patina un po’ New Age che il termine “meditazione” si porta dietro.
Avevo già fatto qualche esperimento in passato. Qualche sessione di meditazione guidata prima di andare a dormire o dopo una giornata di lavoro stressante. Ma non avevo mai pensato di integrare la meditazione nella mia routine, di trovarle un posto fisso nel cuore.
Ora la meditazione ce l’ha il suo posto fisso. Da aprile 2020, quando il lockdown era sempre più pesante e mi serviva qualcosa per riprendere il controllo dei miei pensieri, per gestire l’ansia e la paura del futuro. Ma soprattutto da inizio settembre, quando ho iniziato a meditare tutti i giorni alla stessa ora: tra le 8.15 e le 9.00, prima di accendere il PC.
La meditazione fa parte della mia morning routine, espressione anche questa un po’ da guru della mindfulness, ma nella vita di tutti i giorni una cosa santa e bella: dedicare uno spazio a me stessa, totalmente mio, prima di regalare il resto della giornata al mio lavoro…
Da settembre in qua la mia routine mattutina funziona così: mi alzo alle 7.30, faccio colazione, indosso il completo da ginnastica, medito per 10 minuti, faccio esercizio per 20 o 30 minuti ascoltando un podcast. Così, quando mi siedo al computer per iniziare la giornata di lavoro, lo faccio non dico a cuor leggero, ma almeno con un po’ di soddisfazione per aver dedicato del tempo al mio benessere.
In questo articolo voglio raccontarti quali sono secondo me i benefici della meditazione e i cambiamenti che ho riscontrato da un anno a questa parte. Condividerò le lezioni che ho appreso, nella consapevolezza di avere ancora tanta strada da fare.
Io non sono i miei pensieri
Ho sempre avuto la sensazione di essere ostaggio dei miei pensieri. Tendo a farmi attanagliare da ansie e paure, rigirandomele in testa in vortici infiniti, finché non riempiono tutto lo spazio. Pensavo che non esistesse via d’uscita: accettavo con fatalismo la mia prigionia.
La meditazione mi ha insegnato che questo punto di vista è totalmente errato. Non solo la mia essenza non è identificabile con i miei pensieri, ma il controllo è una facoltà che mi appartiene. La meditazione insegna a guardare ai pensieri come a nuvole di passaggio o come auto che transitano lungo una strada. Abbiamo il potere di osservarli e di lasciarli andare.
Mi piace pensare alla mia mente come un browser con troppe finestre aperte. Quando c’è molto caos, ho la sensazione che in testa mi esplodano tanti pop-up, uno dopo l’altro. La meditazione mi aiuta a chiudere le finestre. Decido io se e quando riaprirle.
Ovviamente non è così tutti i giorni. Ci sono giorni in cui riesco a liberarmi dei pensieri più facilmente, altri in cui mi sento schiacciata. Ma la meditazione mi ha dato una nuova consapevolezza, esorcizzando la paura dei miei pensieri.
Tutto passa: il potere dell’impermanenza
Impermanenza: questa parola è entrata a far parte della mia vita grazie alla meditazione. E sa il cielo quanto ne ho avuto bisogno nell’ultimo anno… La transitorietà di ogni stato e di ogni esperienza della vita è spesso una lezione dolorosa (le cose belle finiscono troppo in fretta), ma anche una fonte di consolazione.
La pandemia passerà. Il lavoro asfissiante passerà. La rabbia per quel litigio passerà. Così come i pensieri, tutto muta troppo rapidamente perché lo si possa afferrare. Non c’è bisogno di essere possessivi: accetto di vivere il presente, qui e ora, perché solo questo esiste davvero.
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Ricordati di respirare
Non ho mai prestato troppa attenzione al mio respiro. Solo nell’ultimo anno mi sono resa conto che spesso smetto di respirare quanto mi siedo davanti al computer. Proprio così: è un fenomeno comune tra chi svolge lavori d’ufficio.
A volte si è così assorbiti dalle proprie mansioni o così attanagliati dall’ansia per un compito che si trascorrono interi minuti in apnea, e questo non è esattamente benefico per l’organismo.
La meditazione mi ha insegnato l’importanza della respirazione. Ho appreso particolari tecniche per raggiungere la concentrazione attraverso il respiro. Per esempio: inspira per 4 secondi, fai una pausa, espira per 8 secondi, fai una pausa. Ripeti questo ciclo per quattro o cinque volte e, qualsiasi cosa stia succedendo nel tuo corpo o nella tua mente, avrai la sensazione di aver tirato il freno.
Meditazione e respirazione sono due facce della stessa medaglia. Su questo ho ancora molto da imparare: certi giorni sento una forzatura nel mio modo di respirare, mentre la pratica della meditazione si basa sull’osservazione del respiro naturale.
Body scanning
Il body scanning è una delle mie tecniche preferite. Consiste nell’ascolto del proprio corpo, parte dopo parte. Si inizia dalla testa, concentrandosi sulle sensazioni fisiche della fronte e del cuoio capelluto. Si scende poi al viso, si rilassa la mascella, il collo, le spalle, le braccia, i polsi, il torace, l’addome, la colonna, il fondoschiena a contatto con la sedia, le gambe, le dita dei piedi.
È una sensazione deliziosa ascoltare i formicolii del corpo. Non c’è niente di più efficace per ancorarsi al momento presente. Ricordarsi di avere un corpo e onorare il modo in cui ci tiene a terra.
Abbi compassione
La compassione è un sentimento che non fa parte di me, mi dispiace ammetterlo. Sono una persona rigida ed esigente, verso me stessa e verso le persone che fanno parte della mia vita.
Al contrario, la compassione è un principio cardine della meditazione. Estendere gentilezza verso di sé e verso gli altri è fondamentale per raggiungere un equilibrio, per essere in pace. Su questo fronte devo aumentare i miei sforzi, ma avere consapevolezza della necessità di questo sforzo è già un primo passo.
Silenzio VS rumore
Nei primi mesi in cui praticavo la meditazione, qualsiasi rumore aveva il potere di mandarmi in bestia. Se sentivo un cane abbaiare o se Marco mi rivolgeva la parola mentre meditavo, mi scagliavo contro quell’invasione con rabbia. Ora non mi accade più. Sono vicina a quello stato che uno dei miei coach di meditazione (ciao Jeff!) chiama equanimità: la serena accettazione delle cose.
Non esiste rumore abbastanza forte da distrarmi, anzi il rumore è un inviato speciale: è un mezzo per ancorarmi ancora di più al presente e vivere a pieno il momento della pratica.
Come faccio meditazione
Non c’è un modo giusto o sbagliato per meditare. Per me funziona meglio da seduta, su una sedia o a gambe incrociate su un cuscino. A volte medito anche da sdraiata, specialmente la sera, ma per me non è molto efficace: mi capita spesso di addormentarmi cullata dalla suadente voce-guida.
Non c’è bisogno di fare contorsioni particolari, tipo assumere la posizione del loto o di tenere i palmi uniti. Basta chiudere gli occhi, e a volte non è neanche necessario.
Quando parlo di meditazione, mi riferisco alla meditazione guidata. L’app che utilizzo si chiama Calm, è disponibile in inglese e per me non esiste cosa più rasserenante delle voci di Tamara e di Jeff, che accompagnano la maggior parte delle sessioni di meditazione disponibili.
Ce ne sono davvero tantissime: due sessioni nuove ogni giorno, oltre a diversi cicli di meditazione per le problematiche più varie (ansia, bassa autostima, stress sul lavoro, rabbia, insonnia…).
Su Calm si trovano anche masterclass molto interessanti, sleep stories per conciliare il sonno e tracce musicali che aiutano a rilassarsi. Ci sono collaborazioni con attori, scrittori e gruppi musicali: è molto attraente cadere addormentata mentre Matthew McConaughey mi racconta una storia.
Puoi scaricare Calm da Play Store per Android e App Store. Alcuni contenuti sono gratuiti (vanno benissimo per fare delle prove), mentre altri sono a pagamento. Dopo un paio di mesi di meditazione ho sottoscritto l’abbonamento annuale e non potrei più farne a meno.
Quello che non so
Ci sono molte cose che non so sulla meditazione, ma che vorrei imparare. So poco o nulla della filosofia buddista, non ho mai praticato con altre persone dal vivo. Ma so che queste cose arriveranno, perché la meditazione è ormai parte della mia vita, e non ho intenzione di lasciarla andare.
Voglio che continui a trasformare il mio modo di vivere, facendomi diventare più consapevole, più compassionevole, più vicina alla persona che voglio essere. Questo non vuol dire che diventerò un’altra me. Non vuol dire che un bel giorno mi sveglierò e non troverò più paura o rabbia o rancore.
Ma avrò più controllo sulle mie emozioni, su ogni mia emozione, arrivando a distinguerle dalla mia personalità. Saprò perdonarmi e perdonare più spesso. Saprò cogliere ogni dettaglio in un giardino fiorito. Guarderò il cielo osservando le forme sfilacciate delle nuvole. Sarò presente a me stessa e vivrò fino in fondo ogni momento.
Ora tocca a te. Hai mai praticato la meditazione o ti piacerebbe iniziare? Lascia un commento e parliamone insieme!
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1 commento
Questo articolo trasmette serenità e pace. Iniziai a meditare durante una gita in montagna e mi piacque la sensazione che mi trasmise. Poi ho smesso, ma è una pratica che mi piacerebbe riprendere. Credo possa fare davvero bene.