Oggi vi parlo di una gita risalente a poco più di un anno fa. In una bellissima giornata di metà settembre, io e tre miei amici (che per motivi di privacy chiamerò F, G e J) ci siamo messi al volante – della mia “nuova” fiesta – e ci siamo diretti in Piemonte, alla volta di Alpe Veglia, un angolino di montagna in cui non ero ancora stato. Vedete, io amo la montagna, ma ormai tutte le mie vacanze risalgono a troppi anni fa, e non ho né la memoria né il materiale fotografico per parlarvene. Sono sicuro però che in futuro non mi farò sfuggire l’occasione per addentrarmi nuovamente nel meraviglioso paesaggio alpino italiano.
Alpe Veglia
L’Alpe Veglia è circondata da belle montagne spesso superiori ai 3000 metri di quota tutte facenti parte delle Alpi Lepontine. Il Monte Leone (3553 m, la più alta vetta delle Lepontine) domina il paesaggio; tutto intorno si alzano il Pizzo Terrarossa (3246) la Punta Mottiscia (3156) la Punta d’Aurona (2984) la Punta del Rebbio (3192) la Punta di Boccareccio (3207) il Pizzo Moro (2948); più a Sud la Cima Valgrande (2856). E pensate un po’, la Svizzera è proprio lì dietro!
Come già detto, si tratta di una giornata stupenda. Il cielo più che azzurro è blu, la temperatura in assenza di vento è favolosa. Peccato che durante la salita (di cui vi parlerò tra pochissimo) ogni tanto tirava qualche folata, ma niente di che, non ci si può certo lamentare.
Il paesaggio è da sogno. Chi ama la montagna potrà capirmi: rocce, prati, alberi e vette. Ma poi, più di tutto, il silenzio. La cosa più bella della montagna è l’assenza di rumori artificiali, perché quando sei immerso nella natura con tutti i suoni che da essa derivano ti senti in pace con te stesso. Per questo motivo, se mi permettete una piccola parentesi, non sopporto le comitive di CL che intonano canti religiosi quando vanno in montagna: il silenzio in questi luoghi è sacro più di ogni cosa.
Questo qui sopra è il sentierino su cui ci siamo incamminati. Credetemi quando vi dico che non c’era nessuno. Non un essere umano con cui condividere la giornata. Il paradiso.
In certi tratti la pendenza del sentiero mette a dura prova la mia debolissima resistenza fisica (sono magro, giovane e pieno di vita – si fa per dire -, ma il fatto di non fare sport mi penalizza non poco!), ma so per certo che una volta arrivato in cima lo spettacolo mi ripagherà di tutta la fatica spesa. E non sto parlando solo del paesaggio. Nel termine spettacolo faccio rientrare anche una bella polenta coi funghi. O con salsiccia. O con spezzatino. Anzi, facciamo tutti e tre che è meglio.
Durante la salita incontriamo alcuni deliziosi scorci montani, di quelli in cui ci lasci il cuore (e anche il cervello). Ogni volta che penso all’Alpe Veglia mi vien voglia di tornarci subito, così, su due piedi, e magari di portarci anche Chiara. Ma purtroppo ormai non è più stagione, e per quest’anno mi tocca soprassedere.
Non so se avete notato, ma la qualità delle foto è un po’ inferiore al solito. È presto spiegato il motivo: un anno fa non possedevo ancora la mia adorata macchinetta samsung, quindi mi toccava scattare le foto con il mio scarsissimo smartphone nokia. Ma questo è quello che ho da offrirvi sull’Alpe Veglia, quindi accettatelo con benevolenza!
La salita dura un’oretta, forse un’ora e mezza, ora non ricordo con esattezza. Una volta su ci troviamo di fronte la bellissima Piana di Veglia, al centro della quale scorre un torrente, mentre sul versante destro dell’avvallamento si erge (sorridente) il rifugio dove consumeremo il nostro pranzo.
Prima di pranzo (avevamo prenotato al rifugio per l’una e mezza) facciamo un giro intorno alla Piana, scoprendo un paio di laghetti, i laghi delle streghe, che si sono rivelati delle vere e proprie oasi nel “deserto”.
Ora immaginatevi: 4 amici, una valle tutta per loro, una giornata di sole, la montagna in tutto il suo splendore, un’acqua cristallina che neanche ai caraibi. Non viviamo forse per questi momenti? Come quando mi sono ritrovato a guardare giù dalle Cliffs of Moher. Attimi che inevitabilmente durano in eterno. Ed è sempre la bellezza della natura a permettere che ciò accada. La sua maestosità, la sua capacità di creare scenari idilliaci, presenti solo nelle nostre fantasia. Certo, bisogna andare a cercarseli, e allora? L’Alpe Veglia dista solo un’ora e 40 minuti di macchina da Busto Arsizio, eppure non ci ero mai stato, non ne avevo mai sentito parlare. Questa è l’ennesima conferma che il nostro amato/odiato Stivale conserva una moltitudine di bellezze nascoste che sono ancora tutte da scoprire. Abbiamo una vita intera per farlo.


Al ritorno dalla passeggiata al lago, ci dirigiamo finalmente verso la vera meta, il traguardo agognato e fino a quel momento lontanissimo: il pranzo. C’è però un piccolo ostacolo: ci troviamo sul versante opposto dell’avvallamento, e per raggiungere il rifugio dovremmo fare il giro intero aggirare il torrente, perché per guadarlo c’è un solo ponte, e tale ponte si trova purtroppo all’inizio della Piana. Al che io ho una brillante idea: ma perché non proviamo a passare saltellando come deficienti sui sassi sparsi per il corso del torrente? Solo che non mi rendevo lontanamente conto di quanto fosse profondo, e nemmeno avevo calcolato la potenza della corrente. Il risultato è mezz’ora persa in vani tentativi:


Ed eccoci giunti al nostro meritato pasto! Tutti abbiamo preso polenta con funghi e salsiccia. Ne ho mangiate di migliori, ma non mi posso lamentare. I funghi in particolare non erano granché, mentre devo invece lodare la salsiccia, decisamente ottima.

La giornata si conclude con un riposino nei pressi di chiare, fresche e dolci acque, e all’ombra di alcuni immancabili sempreverdi. Purtroppo è già settembre e la giornata non dura tantissimo, quindi presto siamo costretti a rimetterci in marcia per tornare al parcheggio prima che faccia buio.
Mentre camminiamo rifacendo il percorso della mattina, la malinconia è tanta. Lo è sempre, quando si tratta di lasciare la montagna. Ma non è mai l’ultima volta. La montagna è sempre con te. Non se ne può andare. La sua magia, ben lontana da una spiaggia affollata di luglio o agosto, è per me impagabile. In montagna sento di essere parte di qualcosa più grande. Mi sento piccolo e al contempo importante.
2 commenti
ciao, complimenti! sono una fanatica dell’Alpe Veglia, che ho messo nel mio libro; se mi dai il permesso metto qualche foto (naturalmente dicendo che è tua) in facebook, quando lo reclamizzo, in ogni caso grazie!
Ciao Mary, grazie mille! Certo, usale pure citando la fonte 🙂