A Busto Arsizio e in molte altre città del nord Italia, l’ultimo giovedì di gennaio si festeggia un avvenimento particolare. Sto parlando della Festa della Gioeübia. Per l’occasione, nelle piazze vengono accesi dei grandi falò dove viene bruciata la Giubiana, un fantoccio di paglia vestito di stracci. Chiunque può contribuire alla festa e creare il proprio fantoccio. Spesso lo si fa rassomigliare a personalità famose e poco simpatiche.
L’origine della Giubiana
L’origine della Gioeübia ha elementi pagani misti a elementi cristiani. Fa da padrona la lotta tra il bene e il male (rappresentato dal Demonio e dalle streghe). Il fuoco è un rito purificatore, che dovrebbe scacciare tutto ciò che ci opprime (ansie, paure, ecc.).
Quando divenne illegale bruciare sul rogo le streghe – o presunte tali -, parte del popolo le sostituì con dei fantocci. Fantocci che in qualche modo ricordavano quel rito liberatorio. Ma oggi questa festa c’entra poco con religione e paure. Rimane la tradizione, l’idea di mandare via l’inverno (con largo anticipo) e le malattie.
Il risotto con la luganega
Qual è il momento più bello della festa della Gioeübia? La cena, naturalmente. Quest’anno non me la sono fatta scappare, e da bravo bustocco mi sono messo in coda per la mia porzione di risotto. Sto parlando del risotto con la luganega (salsiccia), cotto in pentoloni enormi e servito alle folle affamate. Mezz’ora di attesa, ma ne è valsa la pena.
Compreso nel prezzo del risotto (2€) c’era anche un bicchiere di vino e due chiacchiere di pasticceria. Come non farsi tentare? Vi assicuro però che il rischio di ipotermia durante la coda era piuttosto alto. Il risotto simboleggia la promessa di una ricca stagione estiva.
Nella foto qui sopra potete vedere il sindaco di Busto dare fuori ai fantocci. Quando ero piccolo, avevo l’abitudine di affidare a uno dei fantocci bruciati nel cortile della scuola un foglietto con scritta la squadra di calcio più odiata. I bambini adorano questa festa e si sbizzarriscono nella creazione dei propri fantocci. Tornando a casa in auto, ho visto almeno un paio di falò in giro per la città.
8 Commenti
L'OrsaNelCarro Travel Blog
Gennaio 30, 2017 at 11:51 amDa noi si fa il falò a S.Giuseppe il 19 Marzo: credo che origini, scopo e simbolismo siano gli stessi. Non sai quanta roba&gente vorrei Gioeübiare 😀 😀
A proposito ma come si pronuncia Gioeübia? 😛
Marco Tamborrino
Gennaio 30, 2017 at 11:56 amViviamo in un paese di piromani, insomma ahah 😀
Non saprei come scrivertelo, dovrei mandarti un messaggio vocale. Ci provo comunque: GIOOBIA… la o si pronuncia chiusa e leggermente lunga, per questo ne ho messe 2 ahah
Silvia - The Food Traveler
Gennaio 31, 2017 at 10:00 pmSai che mi sembra di ricordare che anche dalle mie parti ci fosse un’usanza simile in questo periodo dell’anno? Dovrei chiedere a mia nonna per saperne di più.
Una volta sono stata a febbraio in Norvegia e là, prima di cenare, gli abitanti dell’isola hanno acceso un falò e poi hanno tirato fuori bicchierini colmi di acquavite per brindare. Quindi direi che siamo piromani non sono in Italia ma in tutta Europa 😉
Marco Tamborrino
Gennaio 31, 2017 at 10:15 pmVoglio troppo andare in Norvegia 🙁
Comunque fammi sapere poi che dice la nonna, sono curioso! 🙂
Silvia - The Food Traveler
Gennaio 31, 2017 at 10:50 pmMa poi tu sai anche il norvegese, DEVI andare in Norvegia 😉
Ti aggiorno poi dopo aver parlato con mia nonna!
Marco Tamborrino
Gennaio 31, 2017 at 10:54 pmGrazie, attendo! Comunque sono tipo l’unico studente di norvegese a non essere ancora andato in Norvegia né in un altro paese scandinavo. Mi vergogno.
Lucrezia & Stefano - in world's shoes
Febbraio 1, 2017 at 12:58 pmA Roma non ricordo usanze simili ma sarebbe bello in una fredda serata invernale prenderne parte… Soprattutto per mangiare il risotto con la salsiccia, non lo nego!!! Ahahaha
Marco Tamborrino
Febbraio 1, 2017 at 10:58 pmIl risotto è la parte migliore! E poi stavo congelando, quindi ho messo la mano sotto il piatto per farle riacquistare sensibilità ahaha 😀