Pian piano stiamo imparando a conoscere il Molise. Borgo dopo borgo, castello dopo castello, stiamo scoprendo tutte le particolarità e i segreti della mia piccolissima regione. Ormai credo – e spero – sappiate chi sono: Elisabetta, la guida local di questo viaggio all’interno del Molise.
Articolo dopo articolo, vi sto raccontando di questo girovagare all’interno della mia misteriosa regione. Vi ricordate dove eravamo arrivati? Avevamo scoperto nuovi bellissimi posti in provincia di Isernia, fino a giungere in un piccolo paesino a pochi km da Campobasso, Castropignano. È da qui che ripartiamo. Molise on the road, here we go.
Castropignano e Frosolone
È domenica mattina, ci siamo riposati per bene e il sole è alto. Intorno alle 10 del mattino, colazione rapida nel bar del paese e una breve occhiata in giro. Borgo molto carino, curato, aggraziato. Il sole e l’atmosfera tipicamente domenicale aggiungono qualcosa al luogo. E indovinate un po’? Si tratta, anche in questo caso, di un piccolo comune sorto a ridosso di una roccia, dominato da un castello. A Castropignano, infatti, troviamo il Castello d’Evoli, purtroppo non ben conservato. Come ormai è consuetudine, è chiuso, quindi decidiamo di partire.
Prima di passare al prossimo comune, un ultimo aneddoto. Mentre stavo preparando quest’articolo, grazie al profilo Instagram @excursio_molise, sono venuta a conoscenza di un’antica leggenda legata a Castropignano, Il Cantone della Fata. La leggenda narra che in paese viveva una bellissima ragazza, soprannominata la fata, che era promessa in sposa a un giovane del luogo. Il duca, però, invaghito di lei, decise di averla grazie alla aberrante legge dello ius primae noctis. La ragazza, pur di sfuggire a questa violenza, decise di lanciarsi nel vuoto proprio dalla famosa roccia di Castropignano. Per questa ragione, ancora oggi la roccia porta il suo nome.
Ed eccoci di nuovo in viaggio. Torniamo in provincia di Isernia, a pochi km di distanza. Decidiamo di visitare Frosolone, richiamati dalla fama del suo centro storico e dalla tradizione legata alla produzione di coltelli e forbici. Questo artigianato è ormai diventato una vera e propria forma d’arte in paese, a cui è dedicato anche un Museo. Ovviamente domenica mattina era chiuso.
Ne approfittiamo per gironzolare per il centro storico. Facciamo quel che ci riesce meglio: ci perdiamo nei vicoli, scopriamo chiesette, scattiamo qualche foto. Anche questo centro storico ci sembra abbastanza curato ed ordinato ed è bello vedere un po’ di gente che, come noi, approfitta della bella giornata che fare qualche passeggiata.
Dopo aver vagato per un po’, la gola prende il sopravvento. E, così, decidiamo di fermarci in una pasticceria. Un vassoio di pasticcini, un caffè, una bottiglietta d’acqua, tutto ad appena 5 euro. Da non credere. Rientriamo in auto e notiamo che siamo in anticipo. Niente panico, ci fermeremo anche a Torella del Sannio.
Il Molise Centrale e le Morge
Torella del Sannio è pressoché di strada e, per l’ennesima volta, nella parte più alta del paese si trova il Castello Ciamarra. Parcheggiamo, e iniziamo la grande salita per arrivare in cima. Saliamo, saliamo, prima scopriamo la piccola chiesetta del paese, poi il Castello. Abbastanza ben conservato, ovviamente chiuso, anch’esso di origine longobarda. La sosta a Torella è molto breve e ripartiamo subito, si va a Pietracupa.
Pietracupa è un po’ il simbolo della morgia, la caratteristica roccia su cui si poggiano molti comuni della zona. Comuni come Pietracupa, Castropignato, Oratino, Trivento fanno parte del Parco delle Morge. Questo piccolissimo comune, però, non solo poggia sulla morgia, sulla roccia, la vive.
Numerose sono le grotte scavate al suo interno, alcune riusciamo a visitarle. Infatti troviamo aperto (miracolo!) il Museo della Rupe. Una signora, estremamente compita e precisa, ci accompagna al suo interno. Ci spiega tutto, ma proprio tutto, forse pure un po’ troppo, della storia del paese, parlando ininterrottamente per quasi un’ora, e infine ci mostra il museo.
Se le grotte meritano una visita, il museo meno. Infatti, è interamente dedicato agli strumenti di tortura dell’epoca dell’Inquisizione. Si tratta di riproduzioni, l’Inquisizione non ha alcun legame storico col comune e ci resta un po’ oscuro il senso del Museo. La morgia e la chiesa rupestre, però, ci piacciono molto. Pranziamo sul belvedere, ci rilassiamo un po’, grazie anche ai buonissimi pasticcini acquistati a Frosolone, e ci rimettiamo in moto. Civitacampomarano ci aspetta.
Civitacampomarano, il Castello e la Street Fest
Avevo visitato Civitacampomarano un paio di anni fa e avevo un vivido ricordo della terribile strada da percorrere per raggiungerlo. Pensavo che il tempo avesse, in parte, drammatizzato il ricordo. Pensavo male. La strada faceva schifo proprio come ricordavo, forse anche peggio. Frane, buche, dislivelli, curve, troppo persino per noi, abituati alle strade standard molisane. Nonostante le difficoltà, alle 15 siamo in paese.
Ci dirigiamo subito verso il Castello Angioino, simbolo indiscusso del comune. Costruito nel ‘300, si presenta pressoché intatto. Torri, finestre, portoni, una gioia per gli occhi. E, per fortuna, il castello è aperto. Una volta pagato il biglietto ed entrati al suo interno, però, restiamo un po’ delusi: le stanze sono davvero belle, ma completamente spoglie. Non c’è una guida e neppure della cartellonistica interna che ci aiuti a orientarci e a capire cosa ci circonda. Giriamo un po’ a zonzo al suo interno, non sapendo neppure dove andare. Poi usciamo, verso l’esterno, in una sorta di loggiato. Da qui la vista è mozzafiato e certamente la bella giornata aiuta.
Usciamo dal Castello e inizia il nostro vagare nei vicoli del centro storico. Troviamo i classici vicoli che caratterizzano i nostri centri storici, forse solo meno curati rispetto a quelli dei comuni dell’isernino. Ma non importa. Siamo alla ricerca delle numerose pitture che colorano il paese grazie all’interessantissima manifestazione CVTà Street Fest. Durante quest’evento, infatti, molti artisti hanno abbellito e dato nuova vita al centro storico ormai spopolato. Le opere le scoviamo ovunque, nei luoghi più disparati, e questa cosa ci diverte. Alcune le conosciamo, viste un po’ ovunque sui social e sui giornali locali. Altre sono una vera sorpresa. Le 17, però, arrivano presto e ormai è quasi notte. È arrivata l’ora di tornare a casa.
2 commenti
Per quanto riguarda il castello di Civitacampomarano, vorrei aggiungere che il servizio di guida non è sempre presente perché svolto unicamente da volontari, i quali da anni fanno ciò che possono per aiutare i visitatori a girare con consapevolezza quelle stanze ormai purtroppo depauperate. Il biglietto poi è davvero irrisorio, poco più di un caffè.
Bravi i volontari, allora! 🙂 Sarebbe bello, però, avere una guida o una cartellonistica interna per apprezzare meglio il castello, che è davvero molto bello 🙂