È una verità universalmente riconosciuta che le lingue si imparano meglio sul campo. Che sia per svago, per studio o per lavoro, un’esperienza oltre confine è importantissima per apprendere una lingua straniera. In questo post vi parlo delle mie esperienze di vacanze studio all’estero. Let’s go!
Studiare le lingue all’estero, perché sì!
Una lingua si impara più velocemente quando si è immersi nell’ambiente in cui è parlata. Sembra una cosa scontata, ma vi siete mai fermati a pensare come impariamo la nostra lingua materna?
Fin dalla nascita siamo esposti a un flusso di parole: la famiglia ci vezzeggia con mille complimenti, mamma e papà ci chiamano per nome. E, quasi magicamente, dopo qualche mese diciamo la nostra prima parola.
Questo accade perché dentro di noi esiste un dispositivo linguistico innato. Ma perché impariamo una lingua piuttosto che un’altra? È semplice: apprendiamo la lingua a cui siamo più esposti. Per questo motivo, più si è esposti a una determinata lingua, più la si impara velocemente e bene.
Questo è il motivo per cui dovremmo fare un’esperienza all’estero. Mettere da parte, per qualche giorno, settimana o mese, la nostra lingua materna e indossarne un’altra.
Sì, perché le lingue si indossano. Una lingua non è fatta solo di vocabolario o grammatica, ma anche di cultura, storia, della gente che la parla. Parlare una lingua straniera è come cambiare vestito. Ci si sente e si è un po’ diversi.
Neanche a dirlo, al giorno d’oggi è importante coltivare le lingue fin da piccoli. E, modestamente, io l’ho fatto.
Vacanze studio all’estero, vi racconto le mie…
Le vacanze studio all’estero sono perfette per le scuole medie e superiori (ma ci sono anche quelle per adulti!). Permettono un primo contatto, della durata di qualche giorno o settimana, con paesi stranieri e coetanei che parlano un’altra lingua.
In molti casi, gli studenti sono ospitati da famiglie del luogo. Questa è un’ottima cosa, perché si può praticare la lingua e indossare davvero la cultura locale. Si interagisce con persone nuove, cosa che per un giovane studente può essere molto formativa.
Quando andavo al liceo ho partecipato a due stage linguistici all’estero organizzati dalla mia scuola. La prima volta in Francia, a Cannes. La seconda in Inghilterra, a Colchester. In entrambi i casi mi sono trovato benissimo nelle famiglie ospitanti.
In Francia, io e due miei amici eravamo ospiti di un arzillo vecchietto, gentilissimo e sorridente. Ci preparava da mangiare tutto quello che volevamo, e non possiamo lamentarci. È bastato ascoltare i raccapriccianti racconti dei nostri compagni di classe per capire che eravamo stati molto fortunati!
In Inghilterra, invece, ero ospite di una coppia di Colchester. Solo che la moglie era una cuoca greca… Per cui ho mangiato benissimo per tutta la settimana. Ed ero in Inghilterra! Sappiamo tutti che spesso le due cose non vanno a braccetto.
A Cannes ho passato una bella settimana, ma non sono riuscito a entrare molto in sintonia con la cultura francese. Non abbiamo avuto molte occasioni di contatto, a partire dalla scuola che abbiamo frequentato. Il momento più autentico, forse, è stato quando il “nostro” vecchietto ci ha raccontato la storia della sua famiglia. E qui scende una lacrimuccia…
A Colchester, invece, c’è stata un’interazione maggiore. Le lezioni a scuola erano così semplici che abbiamo chiesto di farci fare cose più difficili (giuro!), ma gli insegnanti erano simpaticissimi. In famiglia si parlava parecchio, e ci sono state molte occasioni di confronto.

Ci è capitato anche di interagire con giovani del luogo, sempre ben disposti a scambiare due chiacchiere con studenti italiani. Ricorderò anche la strana sensazione che mi provocava vedere la massa di studenti inglesi in uniforme recarsi a scuola. E non dimenticherò mai la puntualità degli autobus. Mai.
Dopo il liceo linguistico, mi sono iscritto a Lingue e letterature straniere e qualche settimana fa mi sono laureato. Per cui ecco cosa può nascere da un’innocente vacanza studio!
E all’Università?
Proprio quest’anno compie 30 anni il programma Erasmus, che dal 1987 permette a milioni di studenti universitari di andare a studiare o lavorare all’estero per qualche mese. Le esperienze e i rapporti stretti durante l’Erasmus sono forti e memorabili, e sono sicuro che molti di voi sanno di cosa parlo.
5 commenti
Anche io alle superiori ho fatto due scambi in famiglia, di cui uno proprio a Cannes! Ero ospite dell’unica signora italiana tra le famiglie ospitanti, che voleva dimostrare di ricordarsi ancora bene la lingua, per cui come esperienza linguistica non è stata molto produttiva 😉 Lo è stato molto di più a Vienna però. Per non parlare dell’Erasmus in Belgio….come ti capisco…
Erasmus in Belgio? Dev’essere stato bellissimo *-*
Io ho fatto una vacanza studio in Francia, a Parigi. E’ stata meravigliosa per le amicizie create, ma il rapporto con la famiglia è stato pessimo, non mi sono sentita ben accolta. Inoltre, io ho subito un infortunio e la famiglia non ha avuto il minimo riguardo.
Il rapporto con la famiglia è sempre un terno al lotto, ma di solito all’estero è difficile trovarsi bene. Per questo mi ritengo fortunatissimo 😀
Mi dispiace per la tua esperienza, Simona 🙁
Non ho mai partecipato a questi soggiorni linguistici alle superiori perché, dopo aver ascoltato alcuni racconti, ho sempre avuto paura di capitare con la famiglia “sbagliata”. All’università invece la necessità di fare un’esperienza all’estero è diventata sempre più forte ma con tutti gli esami che ogni anno mi rimanevano non ho provato a fare la domanda per l’Erasmus. Penso che ora che mi sono laureata me lo merito! 😀 E infatti non vedo l’ora di partire, yuhuuu!