Romanzo d’esordio dell’autore americano Nathaniel Ian Miller, “Le memorie di Sven Stoccolma” ci porta a vivere un’incredibile avventura nel Circolo Polare Artico, più precisamente alle isole Svalbard.
Le memorie di Sven Stoccolma: recensione
Pubblicato da Atlantide Edizioni, questo romanzo di 368 pagine ha ottenuto un grande successo negli Stati Uniti, e nell’ultimo periodo ha iniziato a diffondersi anche in Europa grazie alle diverse traduzioni.
In questo articolo ti parlo più nel dettaglio di questa lettura ambientata ai margini del mondo civilizzato, dove inverni gelidi e senza sole si alternano a estati luminose e accecanti.

La trama
Se volessimo ridurre la trama all’osso, potremmo dire che Le memorie di Sven Stoccolma parla di un uomo solitario che fugge dalla Stoccolma industriale di inizio ‘900 per cercare una sua dimensione nel desolato paesaggio artico.
Allo stesso tempo, però, il rischio che corriamo è quello di semplificare troppo la figura di Sven. Perché – come vedremo più avanti – nonostante l’isolamento a cui si sottopone, sono proprio i rapporti personali e affettivi a tenere in vita il protagonista, ricordandogli che esiste molto altro oltre alla sofferenza interiore.
Sven Ormson è un giovane svedese come tanti: un po’ più colto della media, lavora in fabbrica e vede la sua vita come una continua alienazione e sofferenza. Spesso perde il lavoro e si ritrova a dover chiedere aiuto ai familiari per trovarne un altro.
A un certo punto, su suggerimento della sorella Olga a cui è molto legato, decide di imbarcarsi per le isole Svalbard e lavorare per due anni nelle miniere di carbone di Longyear, città principale dell’arcipelago.
L’Artico, visto da Sven tramite i racconti di Nansen e altri esploratori polari, lo affascina da sempre. Anche se la prospettiva del lavoro in miniera non lo attira per nulla, spera comunque di trovare la sua dimensione nei paesaggi dell’estremo nord.

Mentre Sven si rende rapidamente conto che il lavoro in miniera lo aliena ancora di più delle fabbriche di Stoccolma, incontra il geologo e bibliofilo scozzese Charles McIntyre, con il quale stringerà una lunga amicizia.
Qui inizia la storia vera e propria: Sven subirà un’incidente che lo lascerà sfigurato, e nel giro di poco inizierà un percorso per diventare un cacciatore di pelli.
Il cacciatore di pelli non è un lavoro semplice: gli inverni nell’Artico sono lunghi e spietati, il sole non sorge per tre mesi e le Svalbard si spopolano in attesa della primavera.
“Dedicavamo tutte le nostre forze e ogni briciolo di volontà alla sopravvivenza, la nostra e quella dell’altro, cercando di prevedere e ricordare il meno possibile.”
La solitudine a cui verrà sottoposto Sven sarà davvero estrema, e per non crollare sotto il peso di un mondo dove lui è l’unico abitante, dovrà imparare a guardarsi dentro, a convivere con il suo passato e anche con le persone che – nonostante tutto – gli vogliono bene.
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I personaggi
I personaggi che popolano l’universo di questo romanzo sono il vero cuore pulsante della storia, perché rappresentano le uniche relazioni sociali che Sven riesce a mantenere.
Il già citato Charles McIntyre sarà la presenza più costante nella vita da eremita di Sven, il ponte tra lui, la famiglia a Stoccolma e il resto mondo. Sven conosce McIntyre in un momento molto buio, durante il suo primo inverno da minatore. Avere qualcuno con cui parlare e confrontarsi svolgerà un’azione salvifica sul nostro protagonista.
C’è poi Olga, l’amata sorella, lontana centinaia di chilometri eppure sempre presente nei pensieri di Sven. I due fratelli non smetteranno mai di scriversi, conservando quindi uno stretto rapporto d’affetto anche a distanza.

Troviamo quindi Tapio, un cacciatore di pelli finlandese che farà da mentore a Sven. Uomo taciturno e serioso, sempre pronto a istruire Sven sullo stile di vita dell’artico.
E infine la nipote Helga, il cane Eberhard, la giovane russa Ludmilla… tutti personaggi che gravitano intorno a Sven e compongono il suo universo affettivo. Ognuno è fondamentale a modo suo e svolge un ruolo specifico.
“«Hai l’aria distrutta», disse. «Cosa ti preoccupa?»
[…]
«Ho perso da poco il mio compagno».
«Il tuo socio in affari?»
«No. Il mio cane. Ma non era solo un cane.»
«Certo», disse subito. «Certi cani non sono solo cani».”

Lo stile
Lo stile di Nathaniel Ian Miller è semplice e fluido. Le descrizioni dei paesaggi artici sono in grado di farci percepire l’immensità di quei luoghi con poche parole, dipingendoli di mille sfumature di bianco e blu.
“Se dio avesse davvero creato l’Artico, avrebbe guardato con stupore e orrore alla sua opera e poi, colto alla sprovvista, sarebbe precipitato in un crepaccio.”
Blu come il ghiaccio vivo, quello che a volte si spacca e si stacca dalla massa più grande e rimane a galleggiare nell’Atlantico.
L’uso della prima persona rende molto semplice immedesimarsi in Sven e sentirsi partecipi nelle sue vicende. Allo stesso tempo riusciamo a comprendere meglio il suo desiderio di isolamento, la necessità di allontanarsi dal mondo e dalle persone per trovare il proprio posto, il proprio scopo.

Forse a volte lo stile risulta un po’ troppo semplice per il contesto descritto, così come i personaggi possono dare l’impressione di comportarsi in maniera eccessivamente moderna rispetto al periodo di ambientazione. Ma si tratta sempre di sensazioni passeggere, che lasciano subito il passo a una narrazione precisa e scorrevole.
Alla fine ci si affeziona a Sven e al suo universo fatto di ghiaccio e silenzio, e quando arriva il momento di separarsene si avverte la perdita di un amico fidato, un amico del quale avremmo letto le avventure (pardon, le memorie) per tanti altri anni.
“Vorrei poter dire che mi separai dai miei amici più cari con un gesto memorabile, un giuramento, una promessa di affetto eterno. Ma, nella mia esperienza, raramente la separazione è memorabile, a meno che non si tratti di una morte. È un evento sempre frettoloso e imbarazzante. Non c’è mai abbastanza tempo per dire quello che si vorrebbe dire. Bisogna solo confidare che i nostri sentimenti siano stati riconosciuti e che ci si ricordi di noi per ciò che siamo.”

Le memorie di Sven Stoccolma
- Autore: Nathaniel Ian Miller
- Editore: Atlantide Edizioni
- Pagine: 360
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