Cosa c’è di meglio di un’escursione in montagna con degli amici? Ve lo dico io: il pranzo che ti aspetta una volta in cima! Ma andiamo per gradi. La Val d’Ayas è una delle valli valdostane ai piedi del complesso del Monte Rosa. Una delle escursioni più famose è quella al Lago Blu, che però non abbiamo scelto causa mancanza di rifugio sulla strada. Abbiamo quindi optato per l’escursione al rifugio Grand Tournalin e al Colle di Nana (o Col di Nana).
Escursione al rifugio Grand Tournalin in Val d’Ayas
Siamo arrivati in Val d’Ayas poco prima delle 10 di mattina. Abbiamo parcheggiato a Saint-Jacques, una frazione di Champoluc da cui partono le principali escursioni in Val d’Ayas. Il cartello ci ha avvertiti che ci aspettavano 2 ore e 20 minuti di passeggiata, per un totale di 1000 metri di dislivello: saremmo partiti da 1600 metri d’altezza e arrivati a 2600. Non male, vero? Forse non avevamo ben realizzato cosa ci aspettava.
Iniziamo la passeggiata pieni di speranza (siamo giovani, è una nostra prerogativa, no?), ma presto la perdiamo. Il sentiero non è per niente difficile, ma è tutto dritto e non a slalom, quindi la fatica si sente maggiormente. Va bene, lo ammetto: già a metà ero sfinito. Ma non sono uno che si lamenta. Mi piace arrivare in cima e mangiare un bel pranzo tipico dei rifugi montani, ma soprattutto godere della vista magnifica che le nostre Alpi sanno offrirci.
Il tempo non era bellissimo, ma la temperatura più che accettabile. Quando si fanno escursioni un po’ lunghe, l’importante è portarsi dietro qualcosa per coprirsi nel caso faccia freschino! Una felpa e una giacca a vento per qualsiasi eventualità e siete a posto.
Il paesaggio è quello tipico della montagna: verde, verde e ancora verde. Ogni tanto un ruscello come quello in foto. La natura è ovunque, quasi ci si dimentica di essere stati in città appena poche ore prima. Ci si sente in pace con se stessi!
Vedete quella casetta nella foto? Quando l’abbiamo vista pensavamo fosse (finalmente) il rifugio, e invece era dietro la curva. Ci siamo sentiti piccoli in mezzo a questa natura grandiosa, anche perché c’erano davvero pochi altri escursionisti oltre a noi!
Pranzo al Rifugio Grand Tournalin
Eccoci arrivati in cima! L’emozione è tanta, ma prima di emozionarmi come si deve decido di spiaggiarmi su una delle panche dell’area picnic fuori dal rifugio. Me lo merito, vero? Un timido raggio di sole spunta dalle nuvole, ma dura poco. Ripensandoci, se fossi rimasto sdraiato lì al sole sarei tornato a casa ustionato.
Nei prati circostanti pascolano felici due bellissimi cavalli. Il silenzio che c’è tutto intorno è meraviglioso, ci si sente un po’ su un altro pianeta. Io, Gabriele e Francesco stiamo aspettando Simone e Silvia, che sono rimasti leggermente indietro. Nel frattempo recuperiamo le forze!
Gabriele e Francesco, da bravi scalatori, si posizionano di fianco alla bandiera della Valle d’Aosta e attendono pazienti i nostri due compagni di avventure. Io, invece, sono ancora spiaggiato.
Finalmente Simone e Silvia sono arrivati, così entriamo nel Rifugio Grand Tournalin per il nostro agognato pranzo. Ordiniamo un antipasto di affettati misti e formaggi. Semplicemente fantastici. Una goduria unica.
Poi, visto che non siamo mai contenti e avevamo camminato 1000 metri in salita per arrivare fino a lì, ci siamo buttati su un bel piatto di polenta (tutti tranne Francesco, che ha preso la fonduta: buonissima anche quella!). Io l’ho presa con la carbonada, un piatto tipico valdostano a base di carne di manzo. Carne e cipolla vengono stufate a fuoco lento e coperte da un buon vino rosso robusto. Credetemi quando dico che è un delirio di bontà. Dovete assolutamente provarla.
Naturalmente non potevamo concludere questo pranzo (già così leggero) senza una buona fetta di torta! Così abbiamo provato la crostata con la marmellata di fragole: tenerissima e squisita, avrei mangiato l’intera torta.
Gli stambecchi sul Colle di Nana
La nostra escursione in Val d’Ayas non poteva concludersi senza l’avvistamento di qualche animale selvatico, non credete? Mentre Simone e Silvia tornavano alla macchina, io, Gabriele e Francesco abbiamo pensato bene di digerire facendoci altri 200 metri di dislivello. Siamo arrivati a 2775, in cima al Colle di Nana, importante valico tra la Val d’Ayas e Valtournenche.
Anche qui il sentiero è semplice e per niente pericoloso, ma la fatica inizia a farsi sentire davvero. Vedete il rifugio nella foto qui sopra? Ci siamo allontanati in fretta, senza accorgercene! O forse ero solo concentrato a non rimettere tutto quello che avevo mangiato.
Lo spettacolo, una volta arrivati in cima, è migliore di quanto ci aspettassimo. Sto parlando degli stambecchi! Ne abbiamo avvistati almeno una decina, tra un versante e l’altro del valico. Alcuni si sono lasciati avvicinare abbastanza da lasciarci scattare qualche foto, per quanto fossi limitato dalla mia macchinetta.
La cosa più bella sapete qual è stata? Il fatto che non ci fossero solamente stambecchi adulti, ma… anche dei cuccioli! Io ero davvero emozionato, non ricordo nemmeno l’ultima volta che ho visto questi bellissimi animali, probabilmente ero troppo piccolo per conservarne un ricordo nitido. Un’altra ragione per la quale valeva la pena arrivare fino in cima!
La nostra gita si è conclusa qui, perché poco dopo abbiamo iniziato la discesa. Iniziava a essere tardi e a fare freddo, infatti scendendo abbiamo beccato anche qualche goccia di pioggia. Non solo, ma i miei scarponcini hanno deciso di divorziare dalle loro suole. Nonostante questo, ho mantenuto il sorriso. La montagna mi rende felice!
Come arrivare in Val d’Ayas
Da Milano: prendere l’autostrada Milano-Torino fino allo svincolo per Ivrea-Aosta-Traforo del Monte Bianco. Seguire per Aosta fino all’uscita di Verrès, e da lì seguire le indicazioni per Val d’Ayas/Champoluc/Saint-Jacques.
12 commenti
Sììì, anche a me la montagna rende felice! È una passione che sta nascendo piano piano, i miei da piccola mi obbligavano a fare mare e credo mi stia ancora disintossicando…???? La camminata che hai descritto è splendida… Già solo l’avvistamento degli stambecchi vale la faticaccia… Ma anche un po’ quel lardo nell’antipasto… Ahahahah! Ciao!
Io da piccolo ero strattonato tra mare (mamma) e montagna (papà), ma alla fine ha vinto la montagna! Sono d’accordo che le emozioni (culinarie e non) di cui ti ripaga la montagna valgono qualsiasi fatica!
Ciao, Alessia! 🙂
Sono d’accordo con te al 100%: la cosa migliore è sempre il pranzo che ti aspetta in cima! Poi vuoi mettere la sensazione di non farcela più (di solito non sono ancora a metà strada e già la sento), di vedere il rifugio che sembra lì vicino e invece di strada da fare ce n’è ancora tanta, e poi finalmente collassare sull’erba una volta arrivati in cima? Non so se sia per l’altitudine o per la fatica, ma mi sento sempre un po’ wonderwoman quando faccio un’escursione in montagna.
Bellissime le fotografie, complimenti 🙂
Grazie mille, Silvia!
Secondo me dipende sia dalla fatica che dall’altitudine, per esempio in questo caso io l’ho sentita un bel po’ perché non faccio sport da un sacco di tempo e noto la differenza di aria che c’è a 2600 o 2800 🙂
Alla prossima, un saluto! 🙂
Scommetto che quel lardo si scioglieva in bocca, vero? 😛
Comunque mi è capitata la stessa cosa sulle Tre Cime, guarda ci sono andata completamente impreparata: è un tour tostissimo e per poco non ci rimanevo. Le Tre Cime le ho viste mezze coperte dalle nuvole, ho preso non sai quanta acqua e freddo che Orso ancora mi guarda male…però nonostante tutto ci devo tornare perchè ho un conto in sospeso con loro!
Venderei tutto quello che ho per incontrare una creatura fantastica come lo stambecco! *_*
L’ultima foto è simpaticissima! 😀
Buona domenica e W la montagna!
Ciao Orsa! Alle 3 cime ci sono stato, ma il giro non l’ho mai fatto. Mio padre, mia sorella e mio fratello invece sì. Aspetto ancora il weekend giusto per andare su e farmi il giro con calma e serenità, perché sono anni che lo desidero!
Ahah grazie per la foto, una signora è passata e mi ha fatto: “Ma che bel fiorellino!” ahahah
Bellissime le foto degli stambecchi <3
Anch'io la scorsa estate sono riuscita ad immortalare da vicino una marmottina e non sai che emozione… sembravo completamente rincretinita ;-P
E comunque permettimi di dissentire da te: la cosa più bella di queste scarpinate in salita non è tanto il pranzo una volta arrivati in cima, ma il fatto che il ritorno sia tutto in discesa 😉 Buona domenica!
Ciao, Giorgia!
Io invece odio la discesa, mi fanno male le dita dei piedi che battono contro la punta dello scarponcino, odio tornare giù dopo una bella giornata… insomma, viva la salita! ahah 😀
Buona domenica a te!
Noi non siamo degli amanti del trekking, ci piace di più godere dei bei panorami che la montagna regala,comodamente seduti su una funivia che ci porta al rifugio ahahah perché poi ovviamente siamo amanti del cibo che si mangia in montagna, in questi luoghi bellissimi e coccolosissimi. Sostanzialmente siamo dei ciccioni.
Come sempre foto pazzesche !
Un bacione!!! :-*
Ma dai! Le passeggiate fanno così bene ahahah 😀 Altrimenti il pranzo non è meritato. Un po’ ciccioni lo siamo tutti 🙂
Grazie ragazzi e un abbraccio!
Io sono terribile nel trekking, infatti Marco va in montagna sempre quando non ci sono ahahah
Località incantevole e descrizione davvero invogliante 😛