Siete pronti per ammirare con gli occhi ammaliati dei viaggiascrittori le magnifiche Cliffs of Moher?
E allora partiamo!
Dopo i bei giorni trascorsi a Dublino e Howth è tempo di esplorare altri luoghi e paesaggi. Ci eravamo lasciati a bordo di un autobus Eireann, destinazione Galway, Irlanda dell’ovest. Raggiungiamo questa vivace località di mare dopo circa 3 ore di viaggio e ci armiamo di santa pazienza per rintracciare il nostro B&B, Ocean Crest, nel quartiere di Salthill. Come già a Dublino, gli abitanti locali sono prontissimi a darci indicazioni e in breve tempo raggiungiamo la struttura, che affaccia sul lungomare della Galway Bay. Purtroppo la finestra della nostra stanza dà su un cortile e questo mi espone alle canzonature dei miei amici, che per mesi ho ossessionato con la storia della vista oceano. La proprietaria è gentile e ciarliera: ne riparleremo.
Lasciamo i bagagli e andiamo in cerca di un locale per la cena. Il B&B dista dal centro circa 20 minuti a piedi: la passeggiata lungomare è piacevole, anche se l’aria è un po’ troppo frizzante. Giunti al porto, ci fermiamo per una foto nel quasi-tramonto. È l’ora dorata:
Poi ci immergiamo nell’allegra atmosfera del Latin Quarter e di Quay Street, animati da locali e ristoranti di ogni tipo: musicisti di strada e giocolieri si godono a ogni angolo la loro fetta di pubblico. Consumiamo una cena leggera in un ristorante italiano, Il Folletto: sacrilegio, lo sappiamo, ma non fustigateci per questo (comunque, si mangia discretamente). Vorremmo mescolarci alla folla quasi bacchica che scivola di locale in locale, ma il viaggio ci ha stancato e abbiamo bisogno di tutte le nostre forze per affrontare l’escursione del giorno seguente.
Prima della partenza abbiamo prenotato con la Galway Tour Company una gita in autobus di un giorno diretta alle Cliffs of Moher e al Burren National Park. Ci alziamo fortemente motivati (ma non abbastanza da affrontare una full Irish breakfast, con grande disappunto della proprietaria del B&B, “only coffee?”) e intorno alle 10 siamo alla stazione degli autobus, non prima di esserci procurati un pranzo al sacco (vi ho già detto che siamo i maghi del pranzo al sacco?). Il nostro autista e guida ci accoglie contando banconote: non è piacevole, ma saprà fare ammenda nelle ore successive. Tutto è pronto: partiamo.
Le celebri “Cliffs of Moher” sono senza dubbio una delle mete turistiche più agognate da chi si reca in Irlanda: scogliere di un fascino quasi fiabesco (sono state infatti usate per una scena de “Harry Potter e il Principe Mezzosangue”), lunghe 8 chilometri e con un’altezza massima di 214 metri. Si trovano vicino al villaggio di Doolin, nella contea del Clare, non molto lontane da Galway.
Forse può sembrare banale citare Fiorella Mannoia quando si parla d’Irlanda, ma nel nostro caso è praticamente inevitabile. Alla partenza, il tempo minacciava pioggia. Le prime soste ci hanno regalato un clima freddo e un vento fastidioso, ma una volta arrivati alle scogliere il sole ha fatto capolino dietro le nuvole, permettendoci di togliere qualche strato di vestiti e godere a pieno del cielo d’Irlanda.
So che volete saltare subito al punto in cui parliamo delle Cliffs of Moher, ma andiamo per gradi.
Il nostro autista ha preferito fare la strada del tour al contrario, passando prima per il Parco Nazionale del Burren e arrivando alle scogliere nel pomeriggio.
Le prime soste sono state molto suggestive. Prima di tutto ci siamo fermati al Dungaire Castle, una piccola fortezza sul mare. Noi abbiamo beccato la bassa marea, ma al ritorno, passando col pullman, abbiamo notato un paesaggio completamente diverso. Purtroppo ho potuto scattare foto solo nel primo caso:
Il Dungaire Castle è uno dei castelli più fotografati d’Irlanda, e risulta affascinante con qualsiasi atmosfera, che ci sia bel tempo o che piova. Una tappa obbligata sulla strada per le Cliffs.
La seconda sosta è stata altrettanto incantevole: è la volta di Corcomroe Abbey, un monastero circestense, ormai in rovina, che risale agli inizi del XIII secolo. Non nego che passeggiare tra i resti delle sue mura e le tombe in parte senza nome sia stato un po’ macabro, ma l’Irlanda è così: i ruderi degli edifici religiosi sono sparsi per tutto il territorio, e raccontano una lunga storia di persecuzioni da parte degli inglesi ai danni dei cattolici.
L’abbazia è conosciuta per le sue sculture dettagliate e le ricche decorazioni, caratteristiche un po’ inusuali per le strutture risalenti a quel periodo. La leggenda vuole che fu costruita per ordine del re Conor na Siudane Ua Briain, che morì nel 1267. Sulla parete nord del coro sono visibili la sua tomba, la nicchia e l’effige. Sempre secondo la leggenda, Conor fece giustiziare i cinque muratori che completarono l’abbazia per evitare che potessero riprodurre un tale capolavoro da qualche altra parte. Probabilmente l’edificio fu in realtà realizzato dal nonno di Conor, Donal Mór Ua Briain, già responsabile di altre strutture religiose nella regione. Lo Scisma Anglicano portò a un lento declino dell’abbazia, il cui ultimo abate ricevette la sua nomina nel 1628.
La sosta dura un quarto d’ora, e prima che ce ne rendiamo conto è già finita. L’unica cosa negativa di questi tour organizzati in pullman è che non si può dedicare tutto il tempo che si vorrebbe a queste rovine dall’atmosfera gotica. Per il resto, non possiamo lamentarci. La Galway Tour Company è stata un’ottima scelta.
Eccoci di nuovo a bordo, direzione Doolin. Ma prima una brevissima sosta fotografica sulla Wild Atlantic Way, dove le rocce calcaree del Burren si estendono fino all’oceano. Il nostro autista è categorico: “Non camminate fino all’acqua! Sembra vicina, ma non farete in tempo ad arrivare che sarà già tempo di ripartire”. Da bravi bambini ubbidienti evitiamo di allontanarci troppo, limitandoci a camminare per un centinaio di metri in questo territorio lunare:
Abbiamo anche una foto insieme, o meglio: io che vengo rappresentato dalla mia mano e Chiara che viene rappresentata da Chiara nella sua interezza. Una foto mainstream per due viaggiascrittori alle prime armi. L’inquadratura, secondo me, è un po’ poetica, e rispecchia bene le sensazioni che comunica il Burren National Park.
Infine ecco a voi un esempio di pittoresca costruzione ad opera dei turisti, e a seguire un esempio di vegetazione caratteristica del Burren:
È giunto il momento del pranzo. Ci fermiamo a Doolin, davanti a un bellissimo pub. Ci rammarichiamo di aver portato il prosciutto per fare i panini, ma la sosta pranzo non era prevista lì, quindi non sapevamo che avremmo potuto approfittare della fantastica cucina irlandese.
Eccoci di nuovo a bordo. Finalmente ci siamo: la prossima tappa sono le Cliffs of Moher, la meta che abbiamo aspettato con trepidazione per tutta la mattinata. Nel cielo c’è qualche nuvola, ma il sole splende quasi ininterrottamente. Ci riteniamo fortunati, del resto la proprietaria del B&B dove alloggiamo ci aveva informato che Luglio era stato un mese di pioggia e brutto tempo, con i turisti che tornavano desolati dalla gita alle Cliffs. Anche il nostro autista ci scherza su, dicendo che, se volessimo, al centro turistico potremmo guardare un film sulle Cliffs of Moher in una giornata di sole… ma non ce ne sarà bisogno, perché siamo alle Cliffs oh Moher in una giornata di sole!
Lo spettacolo che ci troviamo davanti è senza pari: personalmente non ho mai provato la stessa sensazione che ho percepito stando in piedi a picco su queste altissime scogliere. Ci si sente piccoli piccoli in confronto alla maestosità della natura. Ecco alcune delle foto che ho scattato durante la nostra passeggiata (della durata di 2h) sulle Cliffs of Moher:
Potete ben vedere da voi che la bellezza delle Cliffs of Moher va meritatamente di pari passo con la loro fama. Non è un caso che siano una delle mete più agognate di tutta Europa, e credetemi se vi dico che da sole valgono davvero un viaggio in Irlanda!
Sulla via del ritorno per Galway abbiamo fatto un’unica sosta: il Poulnabrone Dolmen, una costruzione che risale verosimilmente al neolitico, tra il 4.200 e il 2.900 a.C. Queste “pietre”, quindi, hanno la bellezza di 5 mila anni! Nel 1985 la struttura è crollata a causa di una crepa, e gli scavi eseguiti in seguito al restauro hanno portato alla luce i resti di 22 tra adulti e bambini, sepolti sotto il monumento insieme ai propri oggetti personali, tra cui un’ascia di pietra levigata, un ciondolo di osso, cristalli di quarzo, armi e ceramiche.
Prima di concludere, va fatta una piccola menzione al locale The Quay Street Kitchen, dove quella sera io e Chiara abbiamo mangiato una deliziosa zuppa di pesce, quella che gli irlandesi chiamano “chowder”. A seguire abbiamo ordinato due porzioni di calamari fritti, che purtroppo io non ho finito (o forse nemmeno iniziato?) causa ennesimi problemi di stomaco. Qui è entrata in gioco una gentilezza fuori dal comune delle cameriere, che hanno tolto dal conto la mia porzione di calamari e mi hanno augurato di riprendermi presto. Vi è mai capitata una cosa del genere in un ristorante italiano? Ognuno si dia la sua risposta.
Siamo quindi arrivati al termine di questa nostra prima gita nell’Irlanda occidentale. Nei prossimi articoli troverete le Isole Aran, il Connemara e il villaggio di Cong, tutti posti che ci sono piaciuti molto, anche se diversi tra loro.
Spero che la lettura vi sia piaciuta, continuate a seguirci e non dimenticate di condividere con noi le vostre impressioni.
Alla prossima!
4 commenti
Ciao! Siamo stati in Irlanda a un mese di distanza l’anno scorso! Leggo i vostri post e mi rituffo in quella settimana meravigliosa a zonzo per quella terra bellissima.
Avevamo anche la stessa guida della National Geographic (che a me comunque non è piaciuta granchè).
Ciao, Silvia! Che ricordi, eh? Noi ne abbiamo ancora una grande nostalgia.
Questa zona è veramente un sogno. Spero un giorno in un fly&drive in Irlanda 😉
Noi se potessimo ci torneremmo domani! L’Irlanda è TROPPO bella.